Ricambi aria ambiente per abitazioni, uffici, negozio e ambienti di lavoro

Ricambi aria ambiente per abitazioni, uffici, negozi e ambienti di lavoro 

                                                             Certificazioni 

Airsystem dal 1984 si occupa di ricambi aria in ambienti civili, commerciali e industriali con impianti a recupero di calore, ventilazione meccanica controllata con prodotti delle migliori marche quali MITSUBISHI ELECTRIC, DAIKIN, AERMEC E TECNOSYSTEMI, ci occupiamo di impianti  chiavi in mano dalla progettazione alla esecuzione finale. A Torino ed in tutto il Piemonte.

Come funziona il ricambio d'aria

Uno dei fattori necessari a definire il comfort all'interno di un edificio è la qualità dell'aria, cioè la sua purezza.

In un ambiente in cui si trovano delle persone, la qualità dell'aria tende a diminuire: la percentuale di ossigeno decresce a causa della respirazione ed aumenta quella di biossido di carbonio (CO2); aumenta anche l'umidità dell'aria e si sviluppano cattivi odori. L'aria diventa viziata e, quando la concentrazione di CO2 supera lo 0,07%, l’aria è esausta. In queste condizioni diminuisce la concentrazione, si manifestano sonnolenza e cefalea. Oltre alla presenza di persone altri fattori contribuiscono all’inquinamento dell’aria all’interno degli ambienti:

A – VOC (composti organici volatili): benzene, toluene, formaldeide, composti ossigenati B – Gas prodotti dalla combustione C – Particolato aerodisperso

D – Batteri, muffe ed altri organismi E – Derivati organici di animali e dell’uomo F – Amianto e fibre minerali G – Radon H – Fumo di sigaretta

Per questa ragione occorre sempre una buona ventilazione degli ambienti chiusi. La ventilazione fornisce nuovo ossigeno, asporta l’aria esausta e, con essa, anche l'umidità e altri inquinanti. Il ricambio d’aria deve quindi avvenire in rapporto al numero delle persone presenti e al tipo d’attività che esse svolgono.

QUANDO È NECESSARIO RICORRERE AD UN IMPIANTO DI VENTILAZIONE FORZATA?

Ambienti a contaminazione controllata: sale operatorie, clean rooms, laboratori di sicurezza locali ad elevato affollamento: locali di pubblico spettacolo, palazzetti dello sport, supermercati, centri commerciali, centri congressi locali in cui è necessario il controllo dell’umidità: piscine , centri benessere, cucine locali con particolari caratteristiche e in generale edifici privi di aperture verso l’esterno.

 

COME SI DETERMINA LA PORTATA D’ARIA DI RICAMBIO? SOLUZIONE 1. NORMATIVA NAZIONALE

Si fa riferimento alla norma UNI 10339/1995 Impianti aeraulici ai fini del benessere – Generalità, classificazione e requisiti La normativa UNI 10339 fornisce indicazioni in merito alla classificazione e la definizione dei requisiti minimi degli impianti e dei valori delle grandezze di riferimento durante il funzionamento degli stessi. La normativa UNI 10339 viene applicata agli impianti aeraulici destinati al benessere delle persone, installati in edifici chiusi. La norma fornisce indicazioni relativamente a: – portate di aria esterna e di estrazione – filtrazione dell’aria – distribuzione dell’aria all’interno dei locali – condizioni termiche e igrometriche

COME SI DETERMINA LA PORTATA D’ARIA DI RICAMBIO? 2. NORMATIVA EUROPEA

Si fa riferimento alla norma UNI EN 15251/2008: Criteri per la progettazione dell’ambiente interno e per la valutazione della prestazione energetica degli edifici, in relazione alla qualità dell’aria interna, all’ambiente termico, all’illuminazione e all’acustica La portata di ventilazione deve essere determinata in base a due contributi:

• Ventilazione richiesta dagli occupanti e dalle attività da loro svolte

• Ventilazione richiesta dall’edificio, dall’arredo e dagli impianti di climatizzazione (HVAC)

La richiesta di ventilazione è basata sugli effetti sulla salute e sul confort: gli effetti sulla salute sono legati alla presenza di specifici componenti; il confort è invece legato alla percezione della qualità dell’aria (odori, irritazioni) Non c’è un criterio generale per definire come le diverse sorgenti inquinanti debbano essere sommate

Suggerimenti per migliorare la qualità dell’aria indoor negli ambienti di lavoro

Queste i consigli, azioni e raccomandazioni presenti nel Rapporto per migliorare la qualità dell’aria indoor negli ambienti di lavoro:

• “Garantire un buon ricambio dell’aria (con mezzi meccanici o naturali) in tutti gli ambienti dove sono presenti postazioni di lavoro e personale, migliorando l’apporto controllato di aria primaria e favorendo con maggiore frequenza l’apertura delle diverse finestre e balconi. Il principio è quello di apportare, il più possibile con l’ingresso dell’aria esterna outdoor all’interno degli ambienti di lavoro, aria “fresca più pulita” e, contemporaneamente, ridurre/diluire le concentrazioni degli inquinanti specifici (es. COV, PM10, ecc.), della CO2, degli odori, dell’umidità e del bioaerosol che può trasportare batteri, virus, allergeni, funghi filamentosi (muffe) e, conseguentemente, del rischio di esposizione per il personale e gli utenti dell’edificio.

• In particolare, scarsi ricambi d’aria favoriscono, negli ambienti indoor, l’esposizione a inquinanti e possono facilitare la trasmissione di agenti patogeni tra i lavoratori.

• L’areazione/ventilazione naturale degli ambienti dipende da numerosi fattori, quali i parametri meteorologici (es. temperatura dell’aria esterna, direzione e velocità del vento), da parametri fisici quali superficie delle finestre e durata dell’apertura solo per citarne alcuni.

• Il ricambio dell’aria deve tener conto del numero di lavoratori presenti, del tipo di attività svolta e della durata della permanenza negli ambienti di lavoro. Durante il ricambio naturale dell’aria è opportuno evitare la creazione di condizioni di disagio/discomfort (correnti d’aria o freddo/caldo eccessivo) per il personale. Si consiglia dove possibile di migliorare la disposizione delle postazioni di lavoro per assicurare che il personale non sia direttamente esposto alle correnti d’aria.

• Negli edifici senza specifici sistemi di ventilazione può essere opportuno, preferibilmente, aprire quelle finestre e quei balconi che si affacciano sulle strade meno trafficate e durante i periodi di minore passaggio di mezzi, soprattutto quando l’edifico è in una zona trafficata. In generale, si raccomanda di evitare di aprire finestre e balconi durante le ore di punta del traffico o di lasciarle aperte la notte (opzione che è valida durante le giornate di alte temperature estive o nei periodi delle ondate di calore). È preferibile aprire per pochi minuti più volte al giorno, che una sola volta per tempi lunghi.

Negli edifici dotati di specifici impianti di ventilazione (Unità di Trattamento d’Aria-UTA, o Unità di Ventilazione Meccanica Controllata - VMC), correttamente progettati, che movimentano aria esterna outdoor attraverso motori/ventilatori e la distribuiscono attraverso condotti e griglie/diffusori posizionati a soffitto, sulle pareti o a pavimento e consentono il ricambio dell’aria di un edificio con l’esterno, questi impianti laddove i carichi termici lo consentano, devono mantenere attivi l’ingresso e l’estrazione dell’aria 24 ore su 24, 7 giorni su 7 (possibilmente con un decremento dei tassi di ventilazione nelle ore notturne di non utilizzo dell’edifico o attraverso la rimodulazione degli orari di accensione/spegnimento, es. due ore prima dell’apertura o ingresso dei lavoratori e proseguire per altre due ore dopo la chiusura/non utilizzo dell’edificio).

Il consiglio è di proseguire in questa fase, mantenendo lo stesso livello di protezione, eliminando, ove è possibile, la funzione di ricircolo dell’aria per evitare l’eventuale trasporto di agenti patogeni nell’aria (batteri, virus, ecc.). In questa fase è più importante, cercare di garantire la riduzione della contaminazione dal virus SARS-CoV-2 e proteggere i lavoratori, i clienti, i visitatori e i fruitori, piuttosto che garantire il comfort termico. È ormai noto che moltissimi impianti sono stati progettati con il ricorso ad una quota di ricircolo dell’aria (misura esclusivamente legata alla riduzione dei consumi energetici dell’impianto); in tale contesto emergenziale è chiaramente necessario aumentare in modo controllato l’aria primaria in tutte le condizioni. Si consiglia, dove non è possibile disattivare tale quota di ricircolo a causa delle limitate specifiche di funzionamento legate alla progettazione, di far funzionare l’impianto adattando e rimodulando correttamente la quantità di aria primaria necessaria a tali scopi e riducendo la quota di aria di ricircolo. Se non causa problemi di sicurezza, è opportuno aprire nel corso della giornata lavorativa le finestre e i balconi per pochi minuti più volte a giorno per aumentare ulteriormente il livello di ricambio dell’aria. La decisione di operare in tal senso spetta generalmente al responsabile della struttura in accordo con il datore di lavoro.

• Vale la pena ricordare che nessun sistema di ventilazione può eliminare tutti i rischi, tuttavia, se correttamente progettato, coniugando sia i concetti di efficienza energetica sia i ricambi dell’aria, oltre ai principali riferimenti dell’OMS e quelli indicati dal GdS Inquinamento Indoor dell’ISS (troppo spesso dimenticati in fase di progettazione) e manutenuto in efficiente funzionamento, tali sistemi di ventilazione possono sicuramente essere d’aiuto per ridurre i rischi di esposizione e contaminazione dal virus. In diversi documenti europei (es. QUALICHeCK) emerge il divario delle prestazioni tra quanto progettato e quanto misurato (es. ristagni di aria viziata, elevate concentrazioni di COV, di CO2, umidità relativa, ecc.).

• Acquisire tutte le informazioni sul corretto funzionamento dell’impianto UTA o VMC (es. controllo dell’efficienza di funzionamento, perdite di carico, verifica del registro di conduzione, quota di ricircolo aria, tempi di scadenza della manutenzione, tipo di pacco filtrante installato, interventi programmati, ecc.). Eventualmente se si è vicini ai tempi di sostituzione del pacco filtrante (per perdite di carico elevate, o a poche settimane dall’intervento di manutenzione programmata, ecc.), al fine di migliorare la filtrazione

dell’aria in ingresso, si consiglia, ove possibile e compatibilmente con la funzionalità dell’impianto, di sostituire con pacchi filtranti più efficienti (es. UNI EN ISO 16890:2017: F7-F9). Una volta effettuata la sostituzione, assicurarsi della tenuta all’aria al fine di evitare possibili trafilamenti d’aria.

• Negli edifici dotati di impianti di riscaldamento/raffrescamento con apparecchi terminali locali (es. unità interne tipo fancoil) il cui funzionamento e regolazione della velocità possono essere centralizzati oppure governati dai lavoratori che occupano l’ambiente, si consiglia, a seguito della riorganizzazione “anti-contagio”, di mantenere in funzione l’impianto in modo continuo (possibilmente con un decremento del livello di ventilazione nelle ore notturne di non utilizzo dell’edifico o attraverso la rimodulazione degli orari di accensione/spegnimento, es. due ore prima dell’apertura o ingresso dei lavoratori, e proseguire per altre due ore dopo la chiusura/non utilizzo dell’edificio) a prescindere dal numero di lavoratori presenti in ogni ambiente o stanza, mantenendo chiusi gli accessi (porte). Si raccomanda di verificare che nelle vicinanze delle prese e griglie di ventilazione dei terminali, non siamo presenti tendaggi, oggetti e piante, che possano interferire con il corretto funzionamento. Al tal fine si consiglia di programmare una pulizia periodica, ogni quattro settimane, in base alle indicazioni fornite dal produttore ad impianto fermo, dei filtri dell’aria di ricircolo del fancoil/ventilconvettore per mantenere gli adeguati livelli di filtrazione/rimozione. La pulizia dei filtri, il controllo della batteria di scambio termico e le bacinelle di raccolta della condensa possono contribuire a rendere più sicuri gli edifici riducendo la trasmissione delle malattie, compreso il virus SARS-CoV-2.

• Evitare di utilizzare e spruzzare prodotti per la pulizia detergenti/disinfettanti spray direttamente sul filtro per non inalare sostanze inquinanti (es. COV), durante il funzionamento. Prestare particolare attenzione all’uso di tali spray nel caso di personale con problemi respiratori, es. soggetti asmatici. I prodotti per la pulizia/disinfettanti spray devono essere preventivamente approvati dal SPP.

• Pulire le prese e le griglie di ventilazione con panni puliti in microfibra inumiditi con acqua e con i comuni saponi, oppure con una soluzione di alcool etilico con una percentuale minima del 70% v/v asciugando successivamente.

• Dove possibile in questi ambienti sarebbe necessario aprire regolarmente finestre e balconi per aumentare il ricambio e la diluizione degli inquinanti specifici (es. COV, PM10, ecc.), della CO2, degli odori, dell’umidità e del bioaerosol che può trasportare batteri, virus, allergeni, funghi filamentosi (muffe) accumulati nell’aria ricircolata dall’impianto. È preferibile aprire per pochi minuti più volte al giorno, che una sola volta per tempi lunghi. Durante l’apertura delle finestre mantenere chiuse le porte.

• Nel caso in cui alcuni singoli ambienti o locali di lavoro siano dotati di piccoli impianti autonomi fissi di riscaldamento/raffrescamento (es. climatizzatori a pompe di calore split o climatizzatori aria-acqua) oppure siano utilizzati sistemi di climatizzazione portatili collegati con un tubo di scarico flessibile dell’aria calda appoggiato o collegato con l’esterno dove l’aria che viene riscaldata/raffrescata è sempre la stessa (hanno un funzionamento simile agli impianti fissi e dipende dal tipo di modello e potenzialità), deve essere effettuata una pulizia regolare del filtro dell’aria di ricircolo in dotazione all’impianto/climatizzatore per mantenere livelli di filtrazione/rimozione adeguati (es. i filtri sono in materiale plastico: polietilene PE, poliestere PL, poliammide o nylon PA, ecc.). Alcuni climatizzatori già utilizzano filtri dell’aria di ricircolo ad altissima efficienza chiamati High Efficiency Particulate Air filter (HEPA) o Ultra Low Penetration Air (ULPA) (UNI EN 1822)”.

Si ricorda poi, a questo proposito, che la pulizia “deve essere effettuata in base alle indicazioni fornite dal produttore e ad impianto fermo”. E si raccomanda di programmare – come indicato a inizio articolo – “una periodicità di pulizia dei filtri che tenga conto del reale funzionamento del climatizzatore, delle condizioni climatiche e microclimatiche e dell’attività svolta nel locale e del numero di persone presenti; è possibile consigliare una pulizia ogni quattro settimane”.

Si indica inoltre che la polvere catturata dai filtri “rappresenta un ambiente favorevole alla proliferazione di batteri e funghi, e comunque di agenti biologici. Evitare di eseguire queste operazioni di pulizia in presenza di altre persone. Prestare particolare attenzione all’uso di tali spray nel caso di personale con problemi respiratori, es. soggetti asmatici. I prodotti per la pulizia/disinfettanti spray devono essere preventivamente approvati dal SPP”.

Rimandiamo alla lettura integrale del Rapporto che si sofferma anche su altri aspetti relativi agli ambienti lavorativi (sistemi portatili di depurazione dell’aria, ventilatori a soffitto o portatili a pavimento o da tavolo, …) e sulle indicazioni e raccomandazioni per gli ambienti domestici.

Le novità dell’aggiornamento del rapporto ISS sulla qualità dell’aria

Segnalando che PuntoSicuro ha già presentato la prima versione del Rapporto (23 marzo 2020) nell’articolo “ Prevenire il diffondersi del Coronavirus negli ambienti indoor”, ricordiamo che il documento ISS, a cura del Gruppo di Lavoro ISS Ambiente e Qualità dell’Aria Indoor, si sofferma su due diverse tipologie di ambienti:

• Ambienti domestici “come le abitazioni in cui interagiscono quotidianamente esclusivamente i nuclei familiari, dove si continueranno a svolgere attività lavorative e didattiche a distanza attraverso le tecnologie digitali”;

• Ambienti lavorativi “progettati con standard dedicati agli specifici scopi come uffici, supermercati, farmacie, parafarmacie, uffici e sportelli bancari e postali, aeroporti,

stazioni e mezzi pubblici in cui interagiscono, per le diverse esigenze, dipendenti, clienti, visitatori, operatori di ditte esterne, fornitori e viaggiatori”.

 

Per tutti i due ambienti la nuova versione presenta numerose integrazioni, nuovi consigli e raccomandazioni. Le raccomandazioni vogliono “facilitare la riprogrammazione e la gestione dei vari spazi e ambienti di lavoro a seguito dell’emanazione delle Linee Guida Nazionali per i principali settori di attività che contengono le indicazioni operative e le differenti misure organizzative da attuare”.

Nell aggiornamento vengono inoltre specificate “le nuove procedure da mettere in atto per garantire un buon ricambio dell’aria nei diversi ambienti sulla base del numero di lavoratori (indicazione sul ricambio naturale, sugli impianti di ventilazione meccanica e sulla periodicità della pulizia dei filtri in dotazione agli apparecchi terminali)”.

CHE COS’E’ UN IMPIANTO DI RICAMBIO ARIA CON RECUPERO DI CALORE

Premesso che l’aria delle nostre case spesso è ricca di inquinanti come ad esempio l’umidità prodotta quando ci facciamo una doccia o i cattivi odori lasciati dalla frittura del pesce. Aprire le finestre non sempre è una soluzione abbordabile in quanto le fredde sere di inverno, ad esempio, scoraggiano quasi chiunque dall’arieggiare casa per far uscire gli inquinanti. Oltre alla naturale sensazione da brivido, questa soluzione comporta anche notevoli sprechi di calore e questo è contrario al principio del risparmio energetico.

Molta energia può essere risparmiata con l’adozione di tecnologie specifiche che, soprattutto in inverno, recuperano il calore dall’aria esausta in uscita. ll recupero richiede un impianto di ventilazione meccanica (VMC). Gli edifici ad alta efficienza energetica sono pertanto dotati di impianti di ventilazione con recupero di calore dell’aria aspirata dagli ambienti viene conferito all’aria fredda invernale in entrata (il processo, ovviamente funziona anche d’estate con rendimenti di solito un po’ più bassi).

il Recuperatore di Calore che esegue il recupero della temperatura senza mescolare l’aria con l’ossigeno proveniente dalla presa aria esterna con l’aria che viene estratta dagli ambienti della casa; oltre ad eseguire lo scambio termico, al suo interno sono collocati anche dei filtri utili per abbattere gli inquinanti che l’aria esterna comunque porta con se;

QUALI INTEGRAZIONI POSSO AVERE CON L’IMPIANTO DI RICAMBIO ARIA CON RECUPERO DI CALORE?

Agli impianti di ricambio aria con recupero di calore è possibile associare anche vari impianti che garantiscono altri parametri per il benessere delle persone e delle case:

• impianto di climatizzazione ad aria (split canalizzabile o ventilconvettore canalizzabile)

• impianto di deumidificazione in caso di case molto umide o di impianto di climatizzazione estiva radiante a pavimento, a soffitto o a parete

I principali vantaggi degli impianti di ventilazione VMC:

• risparmio energetico grazie all'elevato rendimento dello scambiatore

• preriscaldamento dell'aria nella stagione fredda e raffrescamento in quella calda

• migliore qualità dell'aria (meno umidità, muffa, cattivi odori, ecc.)

• possibilità di usufruire degli sgravi fiscali del 65%

• nessun bisogno di aprire le finestre; silenziosità

Applicazioni:

• case

• uffici

• ristoranti

• hotel

• strutture sanitarie

• comunità

• musei

• palestre

• cinema

• centri commerciali

• lavanderie

• stirerie e locali con elevato tasso di umidità

Da oltre 30 anni Airsystem aiuta privati e aziende ad ottenere il clima giusto per il benessere a Torino ed in tutto il piemonte